La Dogana: un incrocio di storia, natura e prodotti tipici

Quando ho conosciuto Oonagh e Maria Luisa, una bella mattina d’inverno, il cartello “La Dogana Winery” faceva bella mostra di sé all’incrocio dopo Valiano. Mi sono sentito un viandante lungo la Via Lauretana, che aveva bisogno di una sosta dalle fatiche di un viaggio. Che fosse un viaggio fisico o mentale non fa differenza, perchè in questo salotto che si affaccia sulla Valdichiana e che considera la natura come un quadro, l’atmosfera serena e conviviale ti fanno sentire a casa. Anche se era la prima volta che visitavo questo posto, mi è sembrato subito di sentirmi a casa, come se non fossi un turista ma un ospite apprezzato.

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Già dall’ingresso si nota l’intento di valorizzazione del pesaggio

La Dogana è l’enoteca di Palazzo Vecchio, nata a metà dello scorso anno con tante buone intenzioni. Un salotto tra due grandi realtà della Valdichiana: Montepulciano e Cortona. Sorge infatti ai margini del territorio comunale, nella frazione di Valiano, che è stata storicamente un importante punto di passaggio. La Dogana aspira a diventare proprio questo, in chiave moderna: una dogana simbolica, un posto in cui fermarsi a leggere un buon libro, mangiare un tagliare di salumi, bere un bicchiere di vino. È proprio la sua posizione strategica a renderla così affascinante: da una parte la Via Laureatana che attraversa Valiano, dall’altra la strada di Terra Rossa che conduce alla fattoria di Palazzo Vecchio, l’azienda produttrice del vino che si può degustare alla vineria, un antico podere a conduzione familiare.

Una dogana che sorge su un incrocio carico di storia, natura, tradizioni e prodotti tipici. Date queste premesse, non potevo esimermi dal visitare un luogo che nasceva con così tante ambizioni e che poteva racchiudere un importante momento di valorizzazione del territorio. Ho quindi accettato volentieri l’invito della famiglia Sbernadori, perchè volevo respirare a pieni polmoni l’atmosfera di questo posto e raccontare una storia autentica.

Il rapporto fra tradizione e innovazione è evidente sin dal primo ingresso. La Dogana è un’enoteca piccola ma accogliente, come se fosse una nuova generazione dell’azienda di Palazzo Vecchio, il simbolo di un passaggio generazionale. Anche il design dell’ambiente, curato da Maria Luisa, risente di questo passaggio: riutilizza materiali del passato, gli oggetti e i valori lasciati dai genitori, rivisti in chiave moderna. Maria Luisa è scenografa, dal design per l’ambiente deriva l’ospitalità della vineria e il piacere dello stare assieme.

Un piacere reso evidente dal tavolo centrale: un tavolone ellissoidale, dove tutti i commensali possono unirsi in un pasto comune, anche se nessuno si conosce. A tavola nascono gli incontri, la convivialità, il piacere di stare assieme. Le persone arrivano e non sanno cosa mangeranno, come nelle vecchie tavole comuni. Il menù fisso serale serve anche per liberarsi dallo stress di pensare e di scegliere: La Dogana offre ai commensali prodotti tipici, freschi e sani, un incrocio tra “finger food” e casa della nonna, con assaggi di portate più piccole e tanta tradizione del territorio locale.

Ciò che c’è all’esterno è anche più importante dell’interno. Fuori ci sono spazi per pic-nic e passeggiate, addirittura una doccia esterna per chi si ferma in bicicletta. E poi l’arometo, con le erbe officinali da usare in cucina: un orto più alto per non spaccarsi la schiena, come facevano i monaci. Simbolo di una continua attenzione ai prodotti freschi, per cercare nella natura uno spazio per il recupero della tradizione. Un continuo rapporto lega infatti i prodotti tipici allo spazio e alla natura, anche nei paesaggi che è possibile osservare all’interno:

“Le finestre sono i quadri: l’arte da osservare è la natura stessa. – dice Maria Luisa, e la sua passione per il proprio lavoro è sincera e coinvolgente – Dalla finestra osservi Palazzo Vecchio, e lo sguardo si sposta sulla fila di bottiglie di vino prodotto proprio là fuori”.

Mi ha stupito notare come la ricerca del valore culturale fosse curata anche nei dettagli. Ho particolarmente apprezzato l’idea di riutilizzare i banconi della vecchia drogheria di Valiano, con il lavello in rame e le tante storie che si portavano dietro. Un tempo, la drogheria era il negozio che serviva come merceria, come degustazione di vino, come luogo d’incontro e di passaggio, in cui si poteva trovare di tutto. Il recupero di questi oggetti è anche il recupero di un’identità culturale della piccola frazione, un ulteriore tentativo di rendere La Dogana un luogo in cui fermarsi e sentirsi parte di una famiglia.

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Maria Luisa e Oonagh di fronte all’arometo

Un recupero che riguarda i prodotti tipici, gli spazi, la cultura, ma anche il nome: il borgo di Valiano, infatti, ha avuto una storia molto importante. Divideva lo Stato Pontificio dal Granducato di Toscana, e costituiva una “posta”, una dogana per tutti quelli che passavano lungo la Via Lauretana. Da qui il nome, che ritroviamo anche nei vini prodotti da Palazzo Vecchio.

Perchè La Dogana è pur sempre la vineria di Palazzo Vecchio, e il piacere di una visita non può che accompagnarsi a una buona degustazione! Si comincia con il rosso “Dogana”, per poi passare al nobile “Maestro” dedicato al Canale Maestro della Chiana, per finire con il cru “Terra Rossa” che prende il nome dalla strada in cui si trova il podere, come memoria delle eccellenze del territorio.

Ringrazio Oonagh e Maria Luisa per la visita e faccio loro i migliori auguri di buon lavoro: per la nuova stagione, infatti, La Dogana dovrà presentarsi in grande stile e offrire agli ospiti di passaggio i suoi prodotti tipici assieme al tramonto sulle campagne della Valdichiana e le coccole dell’atmosfera familiare. Se volete maggiori informazioni, potete trovarle direttamente alla vineria in Via Laureatana Nord 75 (fino alla fine di marzo sarà aperta dal giovedì al sabato, dalle ore 17 alle ore 21:30), chiamare al numero 0578/724170 oppure visitare il sito web www.vinonobile.it.

Alessio Banini
Nato nel 1983, vive a Montepulciano Stazione e non ha nessuna intenzione di andarsene. Scrittore di narrativa e saggistica, appassionato di storie e tradizioni locali, si è laureato a Siena in Antropologia Culturale. L'editoria digitale ha salvato la sua casa dall'affollamento di scaffali e librerie.

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