La Golpe e il Lupo

Una novella della tradizione contadina raccontata da Lucia Tremiti. Nei suoi libri sono raccolte vecchie novelle nei quali l’autrice fa uso di antichi termini, filastrocche, proverbi e modi di dire.
A tale from the peasant tradition, narrated by Lucia Tremiti. Her books are collections of old stories in which the author makes use of ancient words, rhymes, proverbs and sayings.
La Golpe e il Lupo
C’era una volta una gólpe e un lupo che insieme se ne andavano a zonzo per la campagna per cercare qualcosa da mettere sotto i denti.
Erano culo e camicia.
Dopo aver molto girato senza aver trovato niente la gólpe disse al lupo: – Lupino, sento avveligiόne, vieni con me a mangià’ qualcosa?
Il lupo acconsentì dato che “la fame caccia il lupo dal bosco”.
E siccome “allo schiamazzo del gallo si desta la volpe” si diressero tutti e due verso un pollaio anche se “il lupo sogna le pecore e la volpe le galline”.
Trovarono una fessura nella rete e vi ci si imbucarono tra gli schiamazzi delle povere galline impaurite.
Iniziarono a mangiare i pennuti coll’imbúto e mangia, mangia, mangia, le pance gli divennero grosse come due palloni.
La scaltra gólpe però ogni tanto provava a passare dal buco della recinzione per vedere se sarebbe potuta poi uscire.
Il lupo invece di questo non si preoccupava e poco dopo, tutto spaparacchiato, s’addormentò dentro al pollaio.
Tra ’l lusco e ’l brusco sopraggiunse urlando la massàia con un ranzagnòlo in mano.
La gólpe poté uscire dalla fessura e scappare via rapida come il vento, mentre il lupo nel fuggire si incastrò perché il suo corpo non passava.
La massàia lo agguantò e gli affibbiò un sacco di botte e a pedatoni lo cacciò via mezzo morto.
All’imbrunire il lupo, tutto ’ntronàto dai colpi presi, se ne andava in giro a trampellόni pieno di mòre, mentre la gólpe si era messa a ghiàce dietro ad un pagliaio e s’era abbiòccata.
Quando la gólpe sentì arrivare il lupo gli sembrò un catòrcio.
Svelta fermò subito una contadina che passava a pipa di cocco tornando dal mercato da vendere la ricotta. – Buona donna mi dareste un po’ della vostra ricotta che vi è rimasta? – chiese la gólpe.
La donna mossa a compassione gliela dette e la furbona velocemente se la spalmò in testa.
Al sopraggiungere del lupo la gólpe gli fece la barba e ’l contropelo, facendogli credere che a lei la massàia con il ranzagnòlo aveva sbucciato il cervello. Disperata fingeva di soffrire.
– Ahi! Ahi! – rispondeva il lupo. – Ho le ossa tutte rotte!
– Codeste so’ cazzabúbbole! – disse la gólpe toccandosi la testa. – Guarda me che ho le cervella tutte di fuori!
Il lupo intanto, sentendo i suoi di mali, si lagnava e lei bugiarda gli faceva eco: – “Pietro male e Paolo peggio”!
Si incamminarono insieme verso il bosco.
La strada però era in salita e, ad un certo punto, la gólpe stanca di camminare chiese al lupo: – Lupino, sono così strόnca, mi monteresti a saccacéci?
Il lupo anche se lamentandosi acconsentì e mentre si dirigevano verso il fitticchiúme la gólpe canticchiava facendo la coglionella:
Saliremo piano piano
che lo stronco porta il sano!