La Cantina del Mese: Palazzo Vecchio

Valiano, paesino che sorge lungo la Lauretana, tra Montepulciano e Cortona, ospita una delle innumerevoli eccellenze toscane in materia vitivinicola. Girando per Via di Terra Rossa, strada storica che si tuffa nel cuore delle colline della Valdichiana fino a toccare Centoia, dopo un kilometro si incontra la vetusta bellezza di Palazzo Vecchio, azienda produttrice di vino acquistata dalla famiglia Sbernadori negli anni ’50.

Posto al centro di una timida collina, a circa 350m di altitudine, Palazzo Vecchio è uno dei tanti lasciti di un passato cronologicamente lontano, ma che si respira a pieni polmoni ancora oggi. La struttura, infatti, risale al 1300, quando veniva chiamata dai forestieri “la villa”, la fattoria più vicina alla dogana di Valiano, snodo nevralgico dei rapporti tra Stato Pontificio e Granducato, circondata dalla palude poi bonificata dal Granduca Leopoldo di Lorena.

Palazzo Vecchio, come le antiche fattorie, era senza mura, e proprio per questo gli Sbernadori hanno dovuto occuparsi anche della ristrutturazione dei locali, al momento dell’acquisizione.

L’unicità di Palazzo Vecchio, tuttavia, sta nel fatto che i suoi proprietari non hanno voluto contaminare l’autenticità di un luogo secolare con scelte architettoniche anacronistiche. Di questa linea parla Maria Luisa Sbernadori, figlia del proprietario Marco Sbernadori, che vive assieme al marito proprio nella tenuta di Palazzo Vecchio.

“La cantina non ha subito alcuna trasformazione architettonica, per cui è come la si vedeva nell’antichità. All’interno vi è la sala di affinamento e fermentazione, l’unica differenza è che adesso tutto ciò sta in locali chiusi, così che un osservatore poco attento potrebbe non accorgersi della cantina. Palazzo Vecchio è come uno scrigno da aprire…”.

Palazzo Vecchio è proprietario di oltre 90 ettari di terreno coltivabile. I vigneti di Sangiovese, Canaiolo nero e Mammolo abbracciano a 360 gradi la cantina – “a raggiera, come fosse un sole”.

I vitigni hanno tutti un’età compresa tra i 45 e i 70 anni, fatta eccezione per gli ultimi due spicchi nati attorno a Palazzo Vecchio, di 5 e 10 anni. Venticinque ettari sono adibiti a Vino Nobile di Montepulciano, mentre sette sono destinati alla produzione delle etichette di Palazzo Vecchio: la prima storica etichetta è stata il Riserva 1990, che ogni anno riceve la certificazione di vendemmia a cinque stelle. Del Riserva, uno dei fiori all’occhiello di Palazzo Vecchio, vengono prodotte non più di 4mila bottiglie, utilizzando l’uva raccolta nella parte più alta della collina.

Le altre eccellenze dell’azienda sono il Terrarossa, prodotto da una delle prime vigne piantate nel 1950; il Dogana, rosso di Montepulciano, e il Nobile di Montepulciano Maestro, denominazione ispirata al Canale maestro della Chiana, artificialmente realizzato proprio negli anni della bonifica della palude; il Cortona, unico vino “ibrido” con uvaggio all’85% Sangiovese e al 15% Syrah.

“I nostri vini vogliono avere una chiara identificazione del luogo in cui vengono prodotti, proprio per questo non usiamo vitigni internazionali ma solo autoctoni, vista la qualità dei nostri terreni. Solo nel caso del Cortona, si sposano uvaggi provenienti da terreni differenti, come Sangiovese e Syrah, terra di Arezzo, perché non volevamo ovviamente creare un vino in competizione col Cortona di Arezzo”.

Palazzo Vecchio produce fino a 50mila bottiglie l’anno, vendute in tutto il mondo: oltre al florido mercato americano, si stanno aprendo sbocchi nell’est Europa (specialmente Russia).

Ovviamente, Palazzo Vecchio non si ferma soltanto alla produzione vitivinicola, ma è aperto al pubblico per tour, degustazioni ed eventi vari. Le parole d’ordine sono integrazione e convivialità.

“La storia dei nostri vigneti è strettamente legata al concetto di convivialità, al tema del convivio, quel banchetto dove non c’è separazione tra i convitati. Anche se non ci si conosce, a Palazzo Vecchio si sta tutti insieme, e si condividono cibi, dell’ottimo vino ma soprattutto idee”.

Maria Luisa Sbernadori, di professione scenografa, cerca quindi di utilizzare le sue esperienze lavorative e la sua inventiva per creare eventi legati alla cantina e alle degustazioni, ma che esulino anche dall’intento puramente enogastronomico: matrimoni tra i filari ad esempio, ma anche riproduzione della vita dei campi.

“La nostra filosofia è che l’ospite deve gradire sì quello che gli viene offerto, ma soprattutto deve tornare perché è stato bene, perché è stato accolto come si deve dai proprietari: questa è una cosa a cui tengo molto, e di cui parlo sempre ai miei dipendenti. Per crescere, è importante il passaparola: se lavori bene, la gente parla di te, e sapere che dall’altra parte del mondo ti conoscono, significa che a qualcuno hai lasciato davvero il ricordo di una bellissima esperienza”.

L’attività di Palazzo Vecchio è poi legata al La Dogana, osteria situata proprio alla sorgente di Via di Terra Rossa, ideata e gestita proprio da Maria Luisa. Nata nel 2014, La Dogana propone un’esperienza enogastronomica quasi artistica, con vetrate che sembrano tele di un pittore, e il paesaggio circostante a fare da soggetto al quadro. Delle pietanze che escono dalla cucina si occupa Sunshine Manitto, chef internazionale ma innamorato della cucina toscana. De La Dogana potete sapere di più cliccando qui.

“Il vino e il cibo vanno saputi raccontare, e qui in Toscana abbiamo la fortuna di avere un territorio che praticamente parla da solo. Siamo amati in tutto il mondo, per questo è importante valorizzare i prodotti locali, aiutandosi anche tra realtà differenti, per un unico obiettivo”.

Per visite e informazioni: Via di Terra Rossa, Valiano, Montepulciano (SI) – mail: info@vinonobile.it – Tel: +39 0578724170 – sito web: https://www.vinonobile.it/it/

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