I bachi da seta nella Fortezza di Montepulciano

La Fortezza di Montepulciano, oggi “tirata a lucido”, è sede di Enti prestigiosi e ospita numerosi eventi internazionali, ma un tempo ha raccolto tra le sue mura operose lavoranti in bachicoltura. Nel 1881 il Comune di Montepulciano mise all’asta l’intero edificio. Se lo aggiudicò un benestante di Reggio Calabria, Francesco Melissari che incaricò un architetto di eseguire un adeguato restauro all’intero complesso adattandolo allo stile medievale presente in zona di altre costruzioni. Vi impiantò poi la sua attività di bachicoltura che occupava durante i lavori della “sfarfallatura” circa 660 operaie, provenienti anche dai paesi vicini. Nel 1890 la proprietà dell’azienda venne rilevata da un parente del Melissari, Francesco Miceli Dusmet, che nei fatti era un suo prestanome e l’azienda proseguì l’attività per altri quindici anni.

Un tempo erano molte le famiglie che per incrementare l’economia domestica allevavano i bachi da seta. Arrotondare il magro bilancio era un’esigenza e questo particolare allevamento durava complessivamente due o tre mesi senza richiedere laboriose operazioni. L’allevamento dei bachi era affidato soprattutto alle donne e ai bambini. In molti luoghi prendeva l’avvio con la festa di San Marco evangelista, il 25 aprile. In quella data veniva svolta una processione rogazionale di origini antichissime. Era una richiesta a Dio di benedizione per l’impresa che stava per essere iniziata. Lo stesso San Gregorio Magno Papa nel VI sec. annoverava questa processione tra le rogazioni maggiori e la definiva tradizionale.

Le massaie di casa partecipavano a questa processione rogazionale portando tra le mani una piccola scatolina che conteneva il seme dei bachi da seta, le uova. Seme che poi, una volta tornate a casa, veniva prima messo al caldo e poi depositato nel “letto” di rami di gelso predisposti su di un graticcio. Le uova si schiudono tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, quando le foglie sugli alberi si sono completamente formate e il baco si sviluppa attraverso quattro mute,cambi di pelle, fino alla costruzione del bozzolo. Durante questo periodo i letti venivano periodicamente ripuliti per evitare malattie al baco e alla terza età larvale la foglia veniva somministrata più volte al giorno, intera, mentre alla quarta età con tutto il ramo.

La produzione di bozzoli arrivò in Europa con l’Impero Bizantino e in Italia fu al suo massimo sviluppo nel XII sec. Cominciò invece a declinare nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale fino a scomparire dopo l’ultima: l’industrializzazione e la produzione di fibre sintetiche rendeva la concorrenza insostenibile. Altro fattore di declino fu l’inurbamento e il conseguente cambiamento dell’organizzazione agricola. Oggi la bachicoltura in Italia è praticamente scomparsa, poche sono le aziende che allevano bachi per una limitata produzione artigianale di nicchia o soltanto per scopi didattici.

Lucia Tremiti
Nasce nel 1969 a Montepulciano dove vive con la famiglia, marito e figlio, ed insegna Rc nella scuola primaria. Si è laureata a Siena in filosofia e a Roma ha conseguito il magistero teologico. Scrive fiabe e favole e raccoglie le antiche novelle della nostra tradizione orale toscana. Ha pubblicato diversi libri per piccoli e grandi lettori. Adora i gatti.

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