Agnese, storia di una Santa Poliziana

In una estasi durata dall’aurora fin dopo l’ora nona (h 13.00) S. Caterina da Siena esclamava: ” Ti ringrazio, o mio Signore, di avermi mostrato il posto che sarà mio in Paradiso, vicino alla mia sorella Agnese”. Così la Senese si riferiva alla sua consorella Sant’Agnese Segni, Vergine domenicana, nota più comunemente con il nome di Poliziana dalla sua città natale Montepulciano. Se vogliamo prestar fede a Santa Caterina da Siena, dobbiamo credere, che oggi lei, che compì gesta così straordinarie nella Chiesa, goda la stessa gloria celeste della sua consorella Sant’ Agnese di Montepulciano. Può sembrare una esagerazione dovuta all’umiltà della Senese, la quale affermava di avere ricevuto dal Signore una tale assicurazione; ma difatti la dottrina cattolica ritiene come certo che i beati in Cielo sono premiati in base al loro grado di carità e non per la magnificenza delle opere esteriori. È grande dunque il nome di Sant’ Agnese presso Dio, se ella è degna di stare alla pari di quel colosso di santità che fu Caterina da Siena; ma il suo nome è grande anche presso gli uomini della sua terra, che la venerano con una fiducia ed un fervore, che non sono andati affievolendosi attraverso i secoli.

Quest’anno ricorre il settimo centenario della morte di S. Agnese. Dal  20 aprile 2017 al 31 maggio 2018 sarà possibile lucrare l’indulgenza per se stessi o applicarla all’anima di un defunto. Un periodo di grazia per chi devotamente visiterà il Santuario Agnesiano e godrà della profumazione che, ancor oggi, emana dal suo corpo verginale: un soave odore che sa di giglio, di mughetto e di viole. Non solo i poliziani, ma anche quelli che hanno conosciuto casualmente questa Santa, sperimentano quanto ella sia benigna nell’esaudire e materna nel soccorrere. Si direbbe che la profusione di favori celesti, che il Signore concesse, a lei durante la vita, si perpetui oggi sui suoi devoti; i quali, attraverso il contatto con questa grande anima, sono attratti a inebriarsi della sconfinata bontà di Dio.

La prima e più importante vita di S. Agnese Segni o, come allora si chiamava, la Legenda, fu composta esattamente nel 1366 dal Beato Raimondo da Capua, il quale meno di cinquant’anni dopo la morte della Santa dimorò per quattro anni a Montepulciano, come rettore del monastero da lei fondato. Egli ebbe la fortuna di ascoltare quattro suore che erano state compagne di Agnese, e avvicinare molte persone che l’avevano conosciuta. Ebbe anche fra le mani i documenti dell’archivio del monastero e fu perfino testimone e scriba di alcuni miracoli. La sua Legenda è dunque una preziosa fonte d’informazione.

Agnese Segni nacque il 28 gennaio 1268 a Gracciano, piccolo borgo, situato a tre miglia da Montepulciano, nell’amena campagna, la Val di Chiana, che fa corona alla città.  A Gracciano Agnese sentì presto il fascino delle cose spirituali. Durante una visita con i suoi familiari a Montepulciano ebbe modo di vedere più volte le suore del “sacco”, chiamate così per il rustico sacco che indossavano; la loro vista suscitò in lei una spontanea simpatia verso le religiose. A nove anni chiese di essere ammessa tra queste: vi fu accolta. Ben presto le suore si accorsero di quale tesoro avessero tra loro. Restò poco a Montepulciano, solo il tempo necessario per la formazione religiosa di base. Gli amministratori del castello di Proceno, un paesino oggi in provincia di Viterbo, allora nel territorio di Orvieto, si recarono a Montepulciano per chiedere alcune suore per la loro terra: l’ottennero, e Agnese fu tra le prescelte: era l’anno 1283. L’aspettativa della popolazione procenese non fu delusa; ben presto la fama delle virtù di Agnese, la giovane superiora del monastero, varcò le mura del nuovo monastero e tutti poterono notare la sua profonda umiltà, il grande amore per la preghiera, lo spirito di sacrificio (per quindici anni visse di pane ed acqua), l’ardente amore verso Gesù Eucarestia. Il Signore l’arricchì anche del dono dei miracoli: spesso gli ossessi venivano liberati solo al suo avvicinarsi, più volte moltiplicò il pane e l’olio, malati gravi riacquistarono la salute.  Non mancò però per Agnese la prova delle tribolazioni: gravi sofferenze fisiche la tormentarono per molto tempo.

La Santa restò a Proceno 22 anni. A Montepulciano si richiedeva la sua presenza e lei, dopo aver accertato che la volontà del Signore era che tornasse nella sua terra natia, lasciò Proceno per la sua Montepulciano: era la primavera dell’anno 1306. In una visone, anni prima, Agnese aveva ricevuto dalla Madonna tre piccole pietre perché edificasse una chiesa ed un monastero; avuta in visione la certezza che si trattava di una costruzione da erigersi a Montepulciano, si accinse all’opera. Le suore avevano bisogno di una regola e di aggregarsi ad un Ordine religioso che ne assumesse la cura spirituale; perciò, adottata la regola di Sant’ Agostino come base della vita monastica, Agnese scelse l’Ordine Domenicano per l’assistenza religiosa e ciò a seguito di una visione in cui San Domenico l’invitava ad entrare nel suo Ordine. A Montepulciano fu angelo di pace tra varie famiglie nobili che si combattevano, e anche in questa occasione i poliziani, come già i procenesi, poterono ammirare la santità e il tatto di Agnese nel risolvere le controversie. A pochi chilometri da Montepulciano si trovano le acque termali di Chianciano; dietro le insistenze del medico e delle consorelle la Santa vi si recò nel 1316. La sua presenza giovò a molti malati sui quali operò vari miracoli. Quelle acque però, come lei stessa affermò, non scorrevano per lei. Infatti dopo poco tempo, ritornata a Montepulciano, fu costretta a mettersi a letto, e la sua malattia si aggravò a tal punto che, sentendo avvicinarsi la morte, alle figlie che piangevano disse che se l’amavano davvero si sarebbero dovute rallegrare perché per lei si avvicinava il momento dell’incontro con Dio nell’eternità e, aggiungeva: “Vi sono stata utile in vita, lo sarò di più dopo la mia morte”.

Il Signore l’accolse nella sua gloria il 20 aprile del 1317. Data la grande fama di santità di suor Agnese, le suore ed i frati domenicani venuti ai funerali non vollero sotterrarne il corpo, ma pensarono di imbalsamarlo e riporlo in un luogo accessibile e decoroso. Spedirono perciò alcuni signori a Genova per comperare del balsamo a qualunque prezzo. Ma il Signore mostrò, con un prodigio, che il corpo di Sant’ Agnese non aveva bisogno di balsamo per conservarsi. Partiti infatti che furono quei signori, dalle mani e dai piedi della santa cominciò a stillare un liquido odoroso in così gran quantità che se ne riempirono diverse ampolle e ne restarono impregnati i panni dove il corpo giaceva. Si chiamarono subito i frati domenicani; e, quindi, sparsasi ovunque la fama del nuovo prodigio, fu un via vai di malati che volevano essere toccati con l’olio miracoloso. Cinquanta anni dopo la morte, afferma il Beato Raimondo da Capua, il corpo di Sant’ Agnese era ancora intatto in tutte le sue membra, come se la Santa fosse morta da poco tempo. Il medesimo testimone oculare lasciò scritto che la fama dei miracoli si divulgò per tutta la Toscana, per cui cominciarono dalle più remote regioni ad accorrere infermi alla chiesa che si chiamò subito di “Sant’ Agnese”. Molti restavano guariti. Fra questi ve n’erano alcuni che, forse animati da maggior fede, ottenevano la grazia non appena arrivati al ponte vicino alla chiesa; altri recuperavano la salute nell’entrare in chiesa; non pochi, finalmente, pur rimanendo in casa, fatto voto di visitare Sant’ Agnese, venivano subito liberati da gravi malattie.

Pochi mesi appena dopo la morte, si cominciò a registrare i miracoli in un libro, dove spesso i pubblici notai erano chiamati a confermare le testimonianze dei miracolati. Da quel libro il Beato Raimondo trascrisse una lunga serie di miracoli e di grazie ottenute per intercessione di Sant’ Agnese. L’agiografo scriveva: “a questa Vergine fu concesso da Dio un così immenso potere, che non vi fu specie di infermità, per contagiosa che fosse, che non si dileguasse alla sola di lei invocazione”. La Santa non se n’è stata mai inoperosa in Paradiso e in ogni epoca sono ricorsi a lei migliaia di devoti ottenendo guarigioni e favori d’ogni genere, come il poeta e patriota Silvio Pellico che le dedicò anche una poesia. Anche oggi sono tante le famiglie di Montepulciano e fuori che ricordano l’intervento, qualche volta davvero miracoloso, di Sant’ Agnese nei momenti più gravi e decisivi della loro vita.

Lucia Tremiti
Nasce nel 1969 a Montepulciano dove vive con la famiglia, marito e figlio, ed insegna Rc nella scuola primaria. Si è laureata a Siena in filosofia e a Roma ha conseguito il magistero teologico. Scrive fiabe e favole e raccoglie le antiche novelle della nostra tradizione orale toscana. Ha pubblicato diversi libri per piccoli e grandi lettori. Adora i gatti.

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